mercoledì 18 luglio 2007

Gaai e nesbiche




Gaai, pronunciato proprio cosi', nasce da un quesito posto da una ex collega portoghese (bellissima, sembrava una diva americana del muto) sulle scelte sessuali del nostro ex AD (che non e' la rivista di arredamento ma Amministratore Delegato). Essendosi interrogata sull'affascinante (argh) elemento, interrogava a sua volta colleghe piu' navigate nella ditta, dopo aver chiuso la porta dell'ufficio, se Egli fosse o meno gaai.
Chissa' come si dice gay in portogallo. In italiano lo pronunciava cosi'. tirando la a forte.

Nesbica invece, questo grazioso incrocio tra nespola e lesbica, nasce dalla mente della portiera del palazzo di una mia amica, che cosi' definiva una inquilina di sua pertinenza.

I gaai e le nesbiche di Los Angeles hanno un archivio interessantissimo (vedi qui ) e lo scopro cazzeggiando su You Tube in un giorno di scarso input professionale. Il video che e’ nel post sottostante e’ li’ da un po’ ma non avevo avuto tempo di approfondire, cosi’ mi vedo qualche estratto video (ce ne sono un po’, numerati) nel quale viene presentato l’archivio, che comprende anche una parte audiovisiva e sonora, e fotografica, quindi mi interessa molto.

Scopro con grande interesse che sono organizzatissimi, che oltre ad aver messo i loro video su YouTube hanno anche un sito carino, sobrio, pieno di contenuti, con immagini d’epoca, che organizzano mostre importanti tipo questa sugli omoveterani delle varie guerre (fino alle ultime) e quella sul coming out durante la seconda duerra mondiale (macchenesapete voi ggiovani, e' il caso di dire, che magari qualcuno s'e' pure fatto lo scrupolo agli ultimi due gay pride a Roma, porca miseria uscire allo scoperto tra i bombardamenti deve veramente essere stato difficoltoso).



Insomma scopro che hanno un livello di organizzazione per quanto riguarda il controllo della propria storia e della rappresentazione dell’omosessualita’ (e della bi e della transessualita’, insomma un sacco di cose) che il museo della zappa di Avellino potrebbe copiare tranquillamente e farci un figurone. Sono la Gay, Lesbian, Bisexual Transgender Historical Society (GLBTHS).

La missione:

1 The Gay, Lesbian, Bisexual Transgender Historical Society (GLBTHS) collects, preserves, and interprets the history of GLBT people and the communities that support them. We sponsor exhibits and programs on an on-going basis.
2 Our exhibit galleries are open Tuesday through Saturday, 1 to 5 p.m. The archives of the GLBTHS is one of the world's largest collections of primary source materials about GLBT history. Filmmakers, academics, journalists, students, and others use the archives to craft truthful and inspiring representations of GLBT people.


In pratica controllano la costruzione della propria rappresentazione, attraverso la raccolta e tutela di documentazione sulla storia dei movimenti GLBS, delle rivendicazioni (ad esempio quelle che hanno portato all’introduzione della policy “Don’t ask, don’t tell” (con tutte le polemiche e le revisioni) che, grazie a Wikipedia, scopro essere un modo abbastanza ipocrita per gaai e nesbiche di sopravvivere nelle forze armate, semplicemente non manifestando sul posto di lavoro preferenze sessuali -l’argomento e’ ampio e c’e’ anche un po’ di bibliografia in wikip) .



In sostanza hanno un archivio serio perche’ sono organizzati, lavorano sulla propria autorappresentazione, sono solidi nella costruzione di strategie di comunicazione per confrontarsi con visioni contrastanti e potenzialmente omofobiche.

Hanno una importante base di fondi dai quali attingere, con donatori che vanno dalla California State Library all’Ufficio del Sindaco di Los Angeles alle Sorelle della Perpetua Indulgenza, che non sono un ordine di suore tolleranti ma una associazione che raccoglie fondi e finanzia progetti per il supporto ai movimenti GLBT (vedere per credere, e si divertono pure un casino) e organizzano anche delle feste spettacolari gia’ che ci sono. E la vodka Stolichnaya anche come sponsor, dai.

Come sempre quando vedo queste super associazioni che fanno dei fund raising cosi’ fatti bene mi viene una gran voglia di scappare oltreoceano, ed in questo caso, come a volte mi capita di pensare, anche dall’altra sponda, piu’ che altro perche’ gli eterosessuali single sono orrendamente tristi, mentre gli omosessuali single si divertono un casino.






Divagazione: mi hanno spiegato ultimamente un concetto che mi e’ piaciuto parecchio, anche se l’ho trovato poco applicabile nel mio mondo etero, quello del Bluetooth.
Il bluetooth mi e’ stato definito come un “giovane gay che si puo’ passare in giro per la comitiva”. Ora magari detto cosi’ e’ un po’ brutale ma in sostanza il BT e’ un single omosessuale che se in una comitiva conosce piu’ di una persona che gli piace non si fa problemi a frequentarli tutti, magari in separata sede e con limitazioni dovute ad eventuali coinvolgimenti emotivi (insomma poi sembra che la comitiva che ospita il BT si debba regolare in base a leggi sue interne).

Fine della divagazione: se lo fa una donna (etero almeno) ovviamente e’ una mignotta, vedi tutte quelle che quando eravamo adolescenti ed erano anni di comitive, se si passavano piu’ di uno dello stesso gruppo erano bollate subito subito.

Insomma, tornando ai GLBT la morale del post e’ che hanno dei gran archivi (quello di LA e’ solo la punta dell’iceberg, ho trovato una pagina di link....) e si divertono di piu’, come dice Sister Ann R Key nel sito delle Sorelle, che si e’ unita all'associazione per

“Fare politica, organizzare, dirigere azioni e ridere. Parecchio”


Vorrei vedere quanti possono dire la stessa cosa dopo 5 anni di lavori per i musei contadini.... Bisognera' lavorarci un bel po' su.




(nota: tutte le foto sono tratte dal sito della GLBT Historical Society)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

bel sito non c'è che dire, ma permetti che ci sia una bella differenza tra l'organizzare un sito del genere che lavora a livello globale sulla vita e le esperienze dirette delle persone che vi ruotano attorno e paragonarlo con il fantomatico museo della zappa di avellino o altri siti legati molto di più a realta prettamente locali e che vivono di una specificità molto più ristretta e di difficile presa pubblica. mi sembra una piccola forzatura un paragone del genere. che si cerchino e si parli invece di tutte quelle situazioni locali e italiche che lavorano bene seppur rinchiuse nella loro specifica realtà mi sembra cosa più sensata. smettiamola di fare i soliti italiani piagnoni e proviamo a tirare fuori qualcosa di più costruttivo. ciao
ps: sulla vita/lità dei single etero non mi convinci,forse non conosci quelli giusti.io ne conosco tanti che darebbero il giro ai tanti allegroni omo-single.

Oggetti d'affezione ha detto...

mi scuso per il ritardo nella pubblicazione del commento, causata unicamente dal fatto che la casella attraverso la quale i commenti vengono moderati ogni tanto me la dimentico, e finora nessuno aveva scritto nulla!
Mi proponi una serie di ottimi punti di discussione, e mi piace avere la possibilita' di appronfondirli, rispondendoti.
Liquidiamo subito la questione ludica degli etero-tristi (o meno): hai amiche femmine trentenni single? parlaci, poi ne riparliamo (presumo tu sia un uomo perche' difendi la categoria, oppure una donna felicemente fidanzata, in questo secondo caso dimentica l'esistenza del duro mondo della singolitudine inizio XXI sec, come se fosse un brutto sogno che ti ha raccontato qualcuno ma non ricordi chicomequando).
Detto questo e' ovvio che il paragone non regge, perche' l'archivio in questione e' un archivio importante e, non a caso, e' a San Francisco, che ha una storia forte di movimenti organizzati GLBT, e di conseguenza di contatti e per questo e' uno dei principali, piu' attivi e meglio finanziati anche.

Ma perche' nell'economia dei temi "importanti" , perche' e' questo che tu dici, che mentre l'omosessualita' e' un tema importantissimo che investe in modo piu' forte le persone a livello globale, le realta' museali contadine non hanno lo stesso impatto?
Io credo che ci siano argomenti sicuramente piu' attraenti per il pubblico ed altri meno, calcolando un pubblico indistinto e totalmente medio, pero' credo che con gli strumenti giusti si possa creare un enorme interesse anche per la storia delle scatolette dei fiammiferi. (e sospetto ci siano musei delle scatolette di fiammiferi, se c'e' il Museo della Figurina di Gesso e dell'Emigrazione - che, detto cosi', non si capisce che c'entrino l'uno coll'altro).
E' ovvio che la rivendicazione di rispetto e dignita' per le comunita' GLBT ha un'altra presa sul pubblico, anche non omosessuale, ed e' vero che il museo della Ferrari attrae piu' gente di quelli della mezzadria, ma e' anche vero che i musei della mezzadria, del mondo contadino, hanno anche loro un potenziale pubblico, e quello che lamento e' che poco venga fatto (ma ci stiamo lavorando, ed e' per questo che non ci si piange addosso, ma per ora si identificano debolezze e si cercano soluzioni) per potenziare la comunicazione dei musei DEA e portare piu' persone.
Credo che parlare di situazioni che funzionano sia un modo per uscire dall'immobilismo che tende a paralizzare molte realta' museali del settore, anche se, certamente,ci sono realta' come dici tu, giustamente, locali, che lavorano molto bene. E c'e' da notare che lavorano bene perche' hanno gruppi dietro che le gestiscono in modo creativo e intelligente, anche senza una laurea in antropologia, e questo credo sia un punto importante. Il Museo della Civilta' Contadina di Casa D'Erci,in Provincia di Firenze, fa (o almeno faceva qualche anno fa quando ci andai, spero sia tutto ancora cosi' oppure anche meglio) un lavoro splendido di visite guidate e attivita' per le scuole, produzione audiovisivi didattici sugli antichi mestieri e pubblicazioni fotografiche che merita veramente un elogio grande, pur parlando di zappe e aratri, e li' non sono antropologi ma gente del posto che si e' saputa organizzare. Il Museo della Mezzadria di Buonconvento anche si muove, in questo caso con uno staff che include un direttore e collaboratori antropologi di scuola senese, in modo vivace ed attivo. Sono due situazioni molto diverse ma entrambe vive e in movimento.
Non voglio dire che la situazione e' disperante perche' ci sono segni di vita in giro, ma la percentuale di realta' defunte o semidefunte e' alta, ed e' su quella che bisogna lavorare.
Ma credo che sia guardando il lavoro degli altri che possiamo, con umilta', capire dove dobbiamo mettere le mani nel nostro.
Ciao