mercoledì 26 novembre 2008

Right bra, right attitude

La mia casella ufficiale è zeppa di spam legittimo (più o meno tutte le newsletter dei musei delle zappe che ricevo con tanto affetto e che mi invitano ad eventi in parti d'Italia che non conosco e dove forse non andrò mai) ma che ho invitato io ad affollare la mia inbox e che alla fine mi fa sentire importante (se non controllo la posta per due giorni la mia casella somiglia a quella di Bill Gates), mentre la mia casella frivola è piena di spam VERA.

Tuttavia, anche nel bel mezzo della monnezza, ogni tanto appare qualche messaggio ispiratorio, tipo quello che parla di reggiseni e di atteggiamento vincente che ho intravisto oggi (right bra, right attitude, perlappunto), e subito cancellato (ingrata). Non ho nemmeno letto il contenuto, purtuttavia ne ho tratto a) ispirazione per una paginetta di blog e b) dedotto che sì, effettivamente con un reggiseno giusto, la tua vita migliora, ti senti più serena, ti senti più sicura (vogliamo parlare del fastidioso problema, ad esempio, dei capezzoli termosensibili? Orrore che si combatte efficacemente solo con un'armatura mammaria ben imbottita - ma non troppo sennò poi c'è la sospresona quando lo togli e rimangon male).
A questo punto devio sui musei, ovviamente, e sulla delicata tematica dell'ormai leggendario Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia (dalle bocce all'antropologia?Certo, dove ti giri ti giri ci stanno sempre bene entrambe le cose).
Per chi non lo sapesse:
"L'Istituto, già Museo delle arti e tradizioni popolari, raccoglie oltre centomila documenti relativi alla cultura del mondo popolare e la vasta quantità di oggetti esposti risale ad un periodo compreso tra la fine dell’800 e gli inizi del ’900. Le sale del Palazzo sono rivolte, ognuna, ad un aspetto specifico della cultura popolare, tra cui sistemi di trasporto, lavoro contadino, lavoro dei pastori, caccia e marinerie, segni dei mestieri, abitazione e spazio domestico, ritualità e vita familiare, ritualità e feste dell'anno, strumenti musicali."
(dal sito del BASAE - ovvero Direzione Generale Beni Architettonici, storico- artistici demoetnoantropologici)

L'ICDE è in sostanza il "vecchio" MNATP (Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari), ma con più potere di organizzazione, programmazione e gestione delle attività legate a ricerca e tutela dei beni DEA su tutto il territorio italiano.

Ora, in questi giorni ci si preoccupa molto del fatto che il ministro Bondi abbia creato una figura di super manager dei musei mettendoci uno che viene dalla McDonalds, e ci sono fior fior di articoli e di proteste in corso (vedere l'articolo di Settis in Repubblica della settimana scorsa) perchè, porca miseria, cosa c'entrano gli hamburger con la cultura italiana, come si fa a mettere qualcuno che viene da tutt'altro mondo professionale a fare sto lavoro bla bla bla. Poi inizialmente era stata annunciata l'intenzione di cercare anche all'estero super professionisti della gestione museale per quel ruolo, cosa che ci sarebbe piaciuta tantissssimo, e invece picche, l'unica cosa internazionale di Mario Resca è che viene da una multinazionale americana.
Nei meravigliosi annunci di lavoro del sito Museum Jobs ho notato che, come dire, un minimo di competenza dimostrabile nella materia sulla quale si andrà a metter mano, in qualche modo ai candidati viene sempre richiesta, quindi immagino che Resca sappia almeno distinguere un Tintoretto da un Modigliani (il secondo è quello dei lunghi colli, il primo fa sempre Venezia) oppure un vaso etrusco da uno greco (il primo sicuramente stava in una tomba, il secondo ha figure con nasi particolari - insomma, è facile, non deve mica sapere le risposte a tutti i quiz del Mibac) o una zampogna da una cornamusa (questa è più difficile)
Questo quindi mi porta a pensare alla situazione DEA, perchè per una volta, invece, alla fine, noi antropologi siamo stati proprio fortunati!

Noi, a capo dell'ICDE infatti, abbiamo una storica dell'arte, per decreto legge. Il direttore di un istituto che si occupa della programmazione delle attività legate ai beni DEA deve essere uno storico dell'arte. Del resto si sa, gli antropologi non esistono, e quindi abbiamo fondamentalmente bisogno di un professionista da altri mondi che venga a spiegarci come si fanno le cose. Confesso, sono quasi un po' invidiosa, un super manager che almeno sa gestire i soldi mi preoccupa meno del mortorio della gestione degli ultimi anni del fu MNATP, ora ICDE, ma molto poco DE.
Sospetto che per noi antropologi sia ora di cominciare ad indossare il reggipetto giusto.
(Link kitsch : il Bra Museum - in confronto il deposito di attrezzi più sifgato è il Louvre)

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